Le opere della BCC Valdostana
Qui di seguito tutte le opere della BCC Valdostana:
Le opere
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La produzione di Francesco Nex comprende una galleria di enigmatici personaggi identificabili solo grazie al titolo apposto dall'artista stesso, a tutti noto come animo ribelle. La figura che presenta solennemente il modello del suo progetto fa pensare ai celebri architetti del Rinascimento, che lavorarono all'elaborazione della città ideale. Ma il doppio senso del termine “pasticcio”, prelibata pietanza farcita di vari ingredienti nel linguaggio gastronomico e guazzabuglio caotico nell'accezione più comune, evidenzia l'ironia dissacrante con cui l'artista (che aveva iniziato gli studi di architettura, poi abbandonati) stigmatizzava gli esiti dello sviluppo architettonico moderno, spesso causa, anche in Valle d'Aosta, di danni irreparabili al paesaggio e al patrimonio monumentale. Tipici di Nex sono il segno nervoso, i raffinati e inconsueti accostamenti di colore e il gusto per la decorazione, esaltato dall'impiego del prezioso supporto serico, dipinto con l'ausilio della tecnica batik.
Mostre- Francesco Nex: ricordi, sogni, riflessioni, Aosta, 4 dicembre 2004 - 1° maggio 2005.
Bibliografia- Francesco Nex: ricordi, sogni, riflessioni, catalogo della mostra, a cura di G. Lo Presti, Saint-Christophe 2004, p. 189.
Accanto alle numerose immagini invernali nelle quali Silvio Brunetto ama ritrarre la Valle d'Aosta, questa veduta del castello di Aymavilles, dipinta in punta di pennello secondo la tradizione paesaggistica che in Piemonte affonda le sue radici nell'Ottocento, si presenta nel tripudio di una giornata estiva, dal cielo quasi velato dalla calura. La mole possente dell'edificio è in parte nascosta dall'esuberante vegetazione, smorzando così il suo impatto monumentale: una scelta compositiva che conferma la sensibilità schiva dell'artista, attratto dalla poesia della quotidianità.
Le notevoli dimensioni dell'opera consentono all'artista di rappresentare nella complessa articolazione su vari piani il cantiere per la costruzione di un rascard, l'edificio in legno poggiante su sostegni di pietra a forma di fungo, tipico dell'architettura rurale valdostana.
La sintesi formale, la solida volumetria geometrizzata delle figure e la vivacità della tavolozza sono elementi che caratterizzano la produzione di Mus a partire dagli anni Cinquanta, mentre il raffronto con un dipinto realizzato nel 1961 per un noto studio di ingegneria di Aosta, del quale questa versione è una copia puntuale, offre un sicuro elemento di ancoraggio per la datazione. Sono gli anni in cui il pittore ama confrontarsi con il grande formato creando veri e propri manifesti per illustrare la realtà economica, la cultura materiale e i valori tradizionali della comunità valdostana, puntando l'attenzione anche verso ambiti di lavoro non strettamente legati al mondo contadino, come appunto l'attività edilizia e il lavoro nelle cave di marmo.
Uno dei tanti oratori rurali di cui l'intero territorio della Valle d'Aosta è disseminato, sotto la neve: un'immagine dimessa, che appartiene al paesaggio invernale di un'infinità di luoghi, ma nella quale la sensibilità artistica di Silvio Brunetto trova la sua dimensione ideale. Ne scaturisce un quadro di “impressione” fuori dalla reale dimensione temporale, attento alla resa dell'atmosfera e del silenzio ovattato che accompagna la neve.
In questa tela Anna Sogno ha fermato il momento in cui, con la rituale apertura della Porta Santa, Giovanni Paolo II ha dato ufficialmente inizio al Grande Giubileo del 2000:
vi riconosciamo l'immagine drammatica e commovente del pontefice, ormai anziano e provato fisicamente, che si aggrappa alla croce processionale nell'immane sforzo di reggersi in piedi e procedere all'interno della basilica di San Pietro. Nel solco di una tradizione derivata dagli Impressionisti, il linguaggio pittorico dell'artista, fatto di pochi tratti di colore veloci e leggeri, si propone di trascrivere un'emozione più che di descrivere una visione. Con l'acquisto del dipinto, esposto alla retrospettiva della pittrice presentata nella suggestiva cornice del castello di Saint-Pierre, la Banca ha voluto conservare la memoria di un evento che, per la sua scadenza millenaria, ha rivestito un significato particolare per la cristianità.
Mostre- I riflessi della vita e del tempo nel pennello di Anna Sogno, Castello di Saint-Pierre, 28 luglio - 12 settembre 2001
Bibliografia- I riflessi della vita e del tempo nel pennello di Anna Sogno, catalogo della mostra, Aosta 2001, p. 56.
La soque, la robusta calzatura con la suola di legno e la tomaia di cuoio in uso in Valle d'Aosta fino quasi alla metà del Novecento, adatta per camminare anche su terreni impervi, freddi e umidi, ha prestato la sua forma a contenitori di vario tipo, dalle scatole portaoggetti alle piccole tabacchiere. Marino Brunier l'ha adottata per un originale salvadanaio appositamente creato per la Banca. Il classico motivo del rosone intagliato si distribuisce sulla tomaia seguendo idealmente le linee delle cuciture della scarpa, chiusa da lacci in cuoio; sul coperchio, sollevabile grazie a una cerniera, si apre la fessura per l'inserimento delle monete. Un oggetto di fattura elegante e misurata, che attesta la vitalità ai nostri giorni di un saper fare antico.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2002, p. 7.
Non c'è festa patronale, festa di famiglia e riunione di amici a Cogne che non sia allietata dalla fisarmonica, uno strumento strettamente legato all'identità culturale del paese, secondo la tradizione ancora oggi felicemente tramandata dal gruppo Lou Tintamaro. La figura del suonatore è un tema ricorrente nella produzione di Dorino Ouvrier, che ne coglie l'espressione e l'attitudine concentrate nello sforzo di tendere all'estremo il soffietto del suo accordéon. Contorti e nodosi come la materia lignea dalla quale lo scultore li trae, col suo caratteristico intaglio possente, i fisarmonicisti di Ouvrier sono un vero inno alla gioia di vivere.
Mostre- Dorino Ouvrier. Passioni nel legno, Ginevra, 28 novembre 2005 - 11 maggio 2006; Forte
di Bard, 27 maggio - 30 luglio 2006.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2003, p. 7; Dorino Ouvrier. Passioni nel legno, catalogo della mostra, Aosta 2006, p. senza numero.
Diventato fin dalla metà dell'Ottocento una vera e propria icona della montagna, il Cervino
ha ispirato una folla di artisti, locali o venuti da fuori, tra gli altri Italo Mus e Leonardo Roda.
Silvio Brunetto non si sottrae al fascino del «più nobile scoglio d'Europa» – secondo la famosa definizione di John Ruskin – ritraendolo però in modo consono alla sua sensibilità minimalista: in luogo dell'ampia inquadratura solitamente utilizzata, che ne enfatizza la maestà, preferisce un taglio più ristretto, con la sagoma inconfondibile del monte che sbuca dietro la massa di neve in primo piano.
Mostre- Silvio Brunetto. La Vallée, luci e colori, Aosta, 27 dicembre 2012 - 3 febbraio 2013.
La tematica musicale figura al centro di diverse mostre di Giulio Schiavon, tra cui quella del 2005-2006 all'Espace Vallée d'Aosta di Parigi, dove era stato esposto anche questo dipinto. Intesa come «trionfo della leggerezza», la musica riflette la visione ludica attraverso la quale l'artista si sforza di «liberarsi dalla grevità della materia». Dietro le figure lievi e giocose dei suonatori che troviamo in molte opere di Schiavon c'è l'esperienza del Futurismo, ma anche
la grande lezione del Barocco, in un'ironica citazione degli angeli musicanti che popolano la pittura dei seguaci di Annibale Carracci nel Seicento bolognese.
Mostre- Giulio Schiavon. Le temps de l'art, Parigi, 25 ottobre 2005 - 22 marzo 2006.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2005, p. 4; Giulio Schiavon. Le temps de l'art, catalogo della mostra, Quart 2006, p. senza numero.
Un pizzico di ironia scanzonata è l'ingrediente con cui Dario Berlier affronta il classico repertorio della tradizione valdostana. È il caso anche di questo bassorilievo, dove la figura del pastore con l'agnellino sotto il braccio si affaccia sorridente dall'arcatura come dall'interno della stalla. Secondo un procedimento a lui consueto, lo scultore gioca con i pieni e i vuoti optando per l'intaglio a giorno e “cuce” con punti di filo metallico arrugginito i frammenti della tavola di legno vecchio da cui è ricavata l'opera, sulla quale si leggono ancora incise le iniziali B.B. e la data 1935. Il materiale reimpiegato funge da ponte tra il passato e il presente del mondo rurale valdostano e alpino in generale.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2006, p. 11.
Il Petit berger di Mastella, seduto su una sella di mulo e intento a intagliare una mucca giocattolo col coltellino, si inserisce in un filone caro alla tradizione dell’artigianato tipico valdostano. Caratterizzato da un segno energico e da un robusto plasticismo, appartiene a una galleria di personaggi che lo scultore reinterpreta con una ricerca espressiva accentuata fino al limite espressionistico.
Mostre- 52a Mostra concorso dell'artigianato valdostano di tradizione, Aosta, agosto 2005; Ladislao Mastella. Arte e artigianato a Ussel, Castello di Ussel, 23 giugno - 15 ottobre 2006.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2007, p. 15; Ladislao Mastella. Arte e artigianato a Ussel, catalogo della mostra, a cura di A. Mistrangelo, Aosta 2006, p. senza numero.
Il titolo dell'opera, appositamente commissionata per il Banca-bollo 2008, riprende un verso della famosa Pastorala, il canto natalizio composto nel 1861 dal principale poeta dialettale valdostano, Jean-Baptiste Cerlogne. È un corteo inconsueto quello che si appresta a seguire la stella cometa: montanari e gente della Veulla, chi a piedi e chi in groppa a tatà di legno con le ruote, animali veri e animali giocattolo, verso la direzione indicata imperiosamente dalla coloratissima freccia. Tema di fondo è il viaggio alla ricerca di un mondo migliore, declinato qui in un’atmosfera assorta di serenità natalizia, di fiducia e di speranza nel futuro. Ritroviamo in questo dipinto tutto l'universo magico e allusivo di Grobberio, in cui si fondono elementi fiabeschi, simboli, oggetti e paesaggi della memoria.
Bibliografia- “Nouvelles”, 3, 2008, p. 15.
Il bassorilievo è stato commissionato per ricordare un momento importante nel settore del Credito Cooperativo in Valle d’Aosta: la fusione tra la BCC Valdostana e la BCC di Fénis,
Nus e Saint-Marcel, sancita il 1° dicembre 2008. L'opera raffigura un personaggio ricorrente nell'universo di Regazzoni, un cavaliere medioevale dal lungo cappello appuntito, nell’atto di sistemare un pezzo angolare nella struttura di una torre composta da vari elementi sovrapposti, contribuendo così a rafforzare la già solida costruzione. Attraverso l’impiego di un materiale antico e pregiato come il noce, il rilievo esprime il senso di una scelta sicura, solida nel tempo, mentre il titolo ribadisce l'effetto positivo dell’unità e della cooperazione tra le forze creditizie presenti sul territorio della Valle d'Aosta. Il piccolo gnomo in alto custodisce l'immagine della fontana del castello di Issogne, celebre icona del Medioevo valdostano e richiamo alla simbologia della melagrana, scelta come logo dal Credito Cooperativo.
Bibliografia- “Nouvelles”, 3, 2009, p. 15.
L’opera si è aggiudicata il secondo premio alla Mostra concorso estiva dell'artigianato del 2010, che aveva per tema appunto il “Risveglio”. La figura androgina del giovane, colta nel gesto di distendere le membra, riprende il modello del celebre Schiavo morente di Michelangelo, oggi al Louvre; il corpo è in parte coperto da un lenzuolo che impreziosisce la venatura del legno con un leggero ricamo di fiori dipinto. La sottigliezza del supporto, che di profilo appare come una lama sinuosa, esprime il carattere intimistico che pervade la scultura di Salvatore Cazzato.
Mostre- 57a Mostra concorso dell'artigianato valdostano di tradizione, Aosta, estate 2010.
Bibliografia- “Nouvelles”, 3, 2010, p. 15.
In questo bassorilievo, ispirato al tema dell'“Attesa” dettato dalla Mostra concorso dell'artigianato dell'estate 2011, Siro Viérin abbandona le sue tematiche più caratteristiche, momenti della vita rurale e figure di animali, per affrontare un soggetto di vita contemporanea, l’interno di una banca con clienti agli sportelli e altri che aspettano il proprio turno. Lo scultore ritrae gente di tutte le età, dalla coppia di anziani alla giovane donna in minigonna e tacchi alti, fino al bambino; pochi dettagli efficaci indicano l'ambiente di provenienza dei personaggi, alcuni cittadini, altri sicuramente montagnards. L'atmosfera è serena, priva dell'impazienza che spesso nella vita quotidiana segna i tempi morti, e le persone attendono rilassate e fiduciose. Un'immagine in linea con gli intenti della nostra banca: un istituto di credito che va incontro
alle reali esigenze della comunità locale e che offre ai suoi clienti possibilità di accoglienza
e di dialogo.
Mostre- 58a Mostra concorso dell'artigianato valdostano di tradizione, Aosta, agosto 2011.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2011, p. 15.
Il dipinto è stato realizzato in occasione della mostra Sulla montagna, organizzata dalla C.V.A. presso la Centrale Idroelettrica di Aymavilles nell'estate 2006. L'esposizione, dedicata alla poetessa alpinista bergamasca Teresita Castelli (1891-1975), comprendeva venticinque opere tratte da fotografie stereoscopiche di gite scialpinistiche ed escursioni estive realizzate tra
il 1908 e il 1913 a Cogne dalla Castelli, nonna paterna dell'artista.
Secondo la modalità tipica della pittrice, l'esecuzione della tavola è essenziale: la mandria all'alpeggio, guidata dal “cit” in primo piano, è resa con pennellate brevi e rapide, senza disegno di contorno; la tavolozza povera, interamente giocata su tonalità terrose rialzate da pochi tocchi di verde, evoca efficacemente le immagini di inizio secolo cui l’artista si è ispirata.
Mostre- Sulla montagna, Centrale Idroelettrica di Aymavilles, 3 luglio-30 settembre 2006 – Villa Piazzo, Pettinengo (Biella), giugno-settembre 2007; Le travail de l'homme, Villaggio Minerario
di Cogne, 25 aprile - 30 settembre 2011; Dudelange (Lussemburgo), 2 dicembre 2011 -
20 febbraio 2012.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2012, p. 15.
Leggera e flessuosa nel suo slancio dinamico, la figura esprime l’afflato umano verso il futuro, il coraggio di guardare al domani, superando le incognite e i problemi esistenziali di oggi, ma testimonia anche la volontà dell’artista di andare oltre una raffigurazione quotidiana per esplorare il nuovo, per spingersi verso la conoscenza dell’Altro in maniera consapevole e positiva, senza cadere nell’intolleranza e nei pregiudizi. Dell'opera esiste anche una versione in acciaio e ferro forgiati e saldati, Nudo nel vuoto (2012).
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2013, p. 15.
L'opera è stata acquistata nel 2014 all'asta benefica della collezione delle prove di fonderia realizzate dalla Fonderia Artistica della Verrès S.p.A.; il ricavato dell'asta è stato interamente devoluto agli ex-lavoratori dell'azienda, chiusa l'anno precedente.
Dal 1980 al 2012, molti sono gli artisti di fama internazionale e gli scultori valdostani che forniscono i modelli alla Fonderia Artistica. Il Fonditore risale all'inizio della lunga collaborazione di Giovanni Thoux con l'acciaieria; è un momento in cui l'artista, rientrato a Verrès dopo dieci anni di insegnamento all'Ikuei Technical College di Tokio, riscopre l'artigianato tipico valdostano e indaga le possibilità espressive della scultura a tuttotondo. Le dimensioni ridotte non sottraggono incisività alla figura, vigorosamente sbozzata per dare risalto al gesto e resa ancora più dinamica dai giochi di luce sulla superficie sfaccettata dell'acciaio.
Bibliografia- “Nouvelles”, 2, 2014, p. 15; Asta benefica collezione privata Fonderia Artistica Verrès SPA, Bard, 7 luglio 2014, p. 21, lotto n. 49
Scelta come logo del credito cooperativo, la melagrana riunisce in sé fin dai tempi più antichi
significati simbolici diversi legati alla fertilità, alla prosperità e, nella tradizione cristiana,
all'unità dei fedeli nella Chiesa e alla nuova vita donata da Gesù agli uomini. La melagrana di
Marina Torchio, realizzata appositamente per il Bancabollo 2015, si riallaccia al percorso più
recente dell'artista, attratta dall'inesauribile forza generativa della natura. Come un grembo
materno, il frutto protegge al suo interno i semi dal succo vermiglio e, una volta giunto a
maturazione, li offre, aprendosi generosamente. Il tema antico è affrontato attraverso una
soluzione plastica del tutto attuale, che ne privilegia la valenza evocativa su quella
puramente rappresentativa. L'opera esprime il messaggio beneaugurante e il richiamo alla
fiducia che, assieme all'orgoglio, vuole essere l'auspicio della nostra Banca per il prossimo anno.
Bibliografia- "Nouvelles", 1, 2016, p. 15.
Le opere di Bobo Pernettaz sfuggono a ogni rigida classificazione tipologica: lo dimostra chiaramente anche questa, che sfrutta i valori plastici della tridimensionalità pur non essendo una scultura, affida al disegno l'intensa caratterizzazione del volto e gioca sapientemente con i contrasti cromatici come le pitture. Una libertà dagli schemi che si riflette anche nella varietà del registro espressivo impiegato, di volta in volta poetico, giocoso, ironico, e persino grottesco. Qui la figura della vecchia contadina si riallaccia alla tradizione del naturalismo, fortemente radicata per tutto il Novecento in Valle d'Aosta, mentre le tre mani che sbucano dal fondo per sostenere il fragile corpo introducono un tocco di surrealismo che sdrammatizza la scena. Quello del “sostegno” è il messaggio forte per il quale l'opera è stata scelta come Bancabollo 2016, racchiudendo in sé i valori fondanti che da sempre guidano la filosofia della nostra banca.
Bibliografia- “Nouvelles”, 1, 2016, p. 10.
Realizzato per illustrare il tema della 64a Mostra concorso estiva, “Miti e leggende della Valle d'Aosta”, il bassorilievo racconta lo spirito caritatevole di sant'Orso che, secondo la tradizione, era solito donare zoccoli ai poveri scalzi. La scena si svolge all'ombra del pluricentenario tiglio che sorge di fronte alla collegiata di Sant'Orso, ricavato dalla corteccia del tronco non lavorato: questo felice espediente espressivo sfrutta al meglio le qualità intrinseche del noce nostrano, l'essenza prediletta dallo scultore. Originale anche la scelta di “ritagliare” a giorno la composizione, che guadagna così leggerezza e una nota di modernità. La rappresentazione è svincolata dal suo contesto storico e trasposta in una realtà contadina senza tempo: ne scaturisce un richiamo alla carità e alla solidarietà più che mai attuale nella società odierna, dove questi valori rischiano di essere dimenticati.
Mostre- 64a Mostra concorso dell'artigianato valdostano di tradizione, Aosta, agosto 2017.
Bibliografia- 64a Mostra concorso dell'artigianato valdostano di tradizione, catalogo della mostra, Aosta 2017, p. 106; “Nouvelles”, 2, 2017, p. 10.
L'abete che ha festosamente connotato l'immagine del Natale 2018 nella piazza centrale di Aosta, offerta dalla BCC Valdostana e Cassa Centrale Banca, è un albero del tutto inconsueto, al riparo da qualsiasi polemica ambientalista e rimontabile ogni anno, che coniuga la tradizione con l'innovazione tecnologica: una candida scala a chiocciola di legno, gigantesca ma aerea, ammantata da una rete bianca che definisce la tipica sagoma conica. Percorribile in tutta sicurezza, la scala consente di guardare il “salotto della città” da un'altezza di 9 metri. Il progetto, che si è aggiudicato il concorso bandito dalla Chambre valdôtaine e patrocinato dal Comune di Aosta, è firmato da due professionisti aostani, l'architetto Paolo Venturotti, cui spettano l’ideazione, il progetto esecutivo e la direzione lavori, e l'ingegnere Luca Frutaz, che ne ha curato la realizzazione. L'idea, spiega Venturotti, «è nata da un ricordo di bambino, il piacere di salire sugli alberi», un piacere condiviso dai 61.000 visitatori che sono ritornati un po' bambini salendo fin sulla cima dell'Albero d'arte.
Bibliografia- "Nouvelles”, 2, 2018, p. 13.
Autore: Luciano Regazzoni
Opera: tela a tecnica mista – Misure 99 X 139 cm - firma incisa in basso a sinistra
Bancabollo: 2019
Uno dei simboli più forti della città di Aosta, l’Arco d’Augusto, incorniciato da fiori e con l’inserimento di elementi che sono la cifra di Regazzoni, sono alcuni degli elementi protagonisti della tela che offre l’immagine del “Banca Bollo 2019”. Il richiamo alle losanghe medievali, accompagnate dagli immancabili tatà, trascinati da quel personaggio di respiro tutto tradizionale con tunica e cappello che li porta quasi in processione.
Il Banca Bollo valorizza così un’opera che ci riporta indietro nel tempo e contestualmente fortifica il rapporto con il territorio. Un’occasione per testimoniare i valori e la storia della Valle d’Aosta attraverso lo sguardo sognatore di uno dei nostri artisti più apprezzati che da anni possiamo ritrovare alla Fiera di Sant’Orso.
Biografia- Nouvelles Dicembre 2019 - pag 11
Autore: Honestamp Srl
Opera: legno – acciaio inox, misure 9 x 12,2 cm x 1,5
Bancabollo: 2020
Il Bancabollo 2020 celebra un traguardo importante per la BCCV. L’’immagine rappresenta infatti la targa che è stata realizzata in occasione del raggiungimento del 10millesimo socio. La targa è stata consegnata a Jean Pession, insieme ad un buono spesa, che ha premiato, in occasione di tale risultato, la sua fiducia nel nostro Istituto bancario che trova linfa nel territorio valdostano e nelle sue genti. I numeri sono importanti, così come i valori che ci uniscono. La loro combinazione è il risultato migliore.
Biografia- Nouvelles Dicembre 2020 - Pag 10
Autore: Dario Berlier
Opera: legno di noce, cm 84 x 32,5 x 5 cm - firma incisa in basso a destra
Bancabollo: 2021
È nei piccoli dettagli che si ritrovano i caratteri distintivi delle opere di Dario Berlier, tra bassorilievi e lavori a tuttotondo, ricavate nel legno di noce, essenza lignea prediletta dallo scultore. Le sue opere si arricchiscono di oggetti ed elementi che donano dinamicità e profondità, proprio come nel bambino con l’aquilone, dell’opera che firma il Banca Bollo del 2021. Lo sguardo del fanciullo verso l’alto, e il sorriso disegnato sul suo volto, così come quello del nonno sdraiato ai suoi piedi, ci riportano alla meraviglia delle piccole cose e dei piccoli piaceri. Come sempre sono tanti i messaggi che si nascono dietro l’opera di Dario, pensieri sempre attuali, riflessioni e simbologie che prendono vita come nella scena che si sviluppa in questo tronco cavo. L’aquilone, che sembra quasi scappare via dal contesto ligneo, rappresenta la libertà, ma controllata, equilibrata. La poesia della montagna, dei suoi panorami e delle sue atmosfere, con Dario Berlier ritorna sempre per strapparci sorrisi, gioie e la continua meraviglia che i portavoce della tradizione e del legno come lui sanno offrirci con semplicità ogni volta che ci fermiamo davanti ad una loro opera.
Biografia- Nouvelles Dicembre 2021 - Pag 6-7
Autore: Siro Viérin
Opera: legno – misure 53,2 x 16 x 13
Bancabollo: 2022
Con quest’opera lo scultore valdostano Siro Viérin si fa portavoce di un messaggio attualissimo e universale. L’opera rappresenta la figura di un alpino che, cesoie alla mano, taglia un filo spinato liberando e facendo spiegare le ali ad una colomba imprigionata, da sempre simbolo di pace. Allo stesso tempo la presenza della bandiera richiama il concetto di Patria. Fanno dunque sintesi in questa opera lignea diversi messaggi, che danno il nome al manufatto, in particolar modo quei principi di libertà conquistata in passato e quella solidarietà verso gli altri che, nonostante lo scorrere del tempo, hanno necessità di essere continuamente rinnovati.
Bibliografia– “Nouvelles” dicembre 2022 – Pag. 8
Autore: Matteo Crestani
Opera: Corten e Legno - opera di medie dimensioi
Bancabollo: 2023
L’opera è stata realizzata, insieme ad altre tre di altrettanti autori, in occasione della Festa degli Alpini celebrata il 20, 21 e 22 ottobre 2023, nell’ambito del Raduno del 1° Raggruppamento (Sezioni del Piemonte, della Liguria, Aosta e Francia) e per il centenario di fondazione della Sezione di Aosta.
Per il Bancabollo è stata scelta l’opera di Matteo Crestani, che riassume valori che accomunano l’operato degli Alpini e soprattutto quel legame intergenerazionale che deve andare avanti, nella costruzione di quel senso di comunità e di quel mondo fatto di gratuità e volontariato, che rimane un messaggio importante per le giovani generazioni.
L’opera in questione insieme ad altre tre opere, donate alla città di Aosta, trovano spazio ai Giardini Lussu, il cosiddetto “Parco della stazione” di Aosta. Si tratta di quattro sculture di medie dimensioni, che abbelliscono l’area. Stiamo parlando delle opere di Giuseppe Barmasse, che ha realizzato l’opera “Alpino e Cervino – Roccia”, Roberta Bechis con l’opera “1923 – 2023”, Dario Coquillard con la scultura “Froso, matricola 212” e quella di Matteo Crestani “Future memorie”.
Bibliografia: "Nouvelles" dicembre 2023 – Pag. 12